A Chiuro il confine tra cantina - intesa come luogo fisico della produzione - e vicende umane è sottile. Basti ricordare che, durante la seconda guerra mondiale, l’edificio dove si trovano le cantine Rainoldi fu occupato dalle truppe naziste e che la cantina stessa fu rifugio per l’intera famiglia. Ancora oggi, poi, questa sede assume un significato del tutto particolare: non è soltanto il luogo che ospita la bottaia, è soprattutto la casa della famiglia.
Superare l’antica scala in sasso e varcare il vecchio portone in legno antistante la “farmacia dei sani” significa scoprire una parte di azienda che molti nemmeno immaginano esista. La lunga fila di botti, il regolare susseguirsi dei piccoli fusti in rovere e la geometrica precisione delle ceste colme di bottiglie accatastate offrono un notevole colpo d’occhio e danno il senso di quanto il tempo sia importante per questi vini.
Peculiarità e vanto della cantina in Chiuro è la ridotta escursione termica tra il momento più freddo dell’inverno (11°-12° C) e quello più caldo dell’estate (18°-19°). Tale straordinaria resistenza termica naturale è riconducibile a due caratteristiche principali: l’edificio, interamente fatto di sasso, ha muri molto spessi (oltre un metro quelli perimetrali) e la cantina è completamente interrata. Nessun tipo di consumo energetico è richiesto né per condizionarla, né per arearla, poiché è sufficiente aprire o chiudere delle bocchette di ventilazione.
Proprio in cantina il senso dello slogan “il vino come cultura” si avvalora nella già citata “farmacia dei sani”, in principio vasca per l’affinamento ed ora angolo destinato a custodire i grandi formati delle migliori Riserve, e nell’Infernot, colmo di casse in legno di vini che hanno fatto la storia dell’azienda.
Infatti, come spesso afferma Giuseppe Rainoldi, per interpretare il futuro bisogna conoscere il passato: “le vecchie annate sono importanti per verificare il lavoro fatto nelle vendemmie precedenti, ma ci aiutano a comunicare meglio le enormi potenzialità di questi vini nel tempo”.
La Valtellina è una valle montana che si estende in direzione est-ovest nel nord Italia. La seconda area di maggiore diffusione del Nebbiolo al mondo e la più estesa viticoltura di pendenza in Italia. La terza a livello europeo.
Un territorio unico, affascinante, dominato da oltre 2500 chilometri di muri a secco. Una fascia vitata straordinaria che permette la coltivazione ottimale del Nebbiolo grazie alla particolare condizione microclimatica presente a queste latitudini: basti pensare che a ridosso dei muri a secco crescono spontaneamente Cactus e altre piante grasse. Una vera macchia mediterranea nel cuore delle Alpi.
Qui il vitigno Nebbiolo - chiamato localmente Chiavennasca - sa donare vini profumati, di grande finezza e longevi. Chiavennasca, dal dialetto “Ciù Vinasca”, significa “più vinosa”, come avevano compreso già nel dodicesimo secolo i monaci benedettini, i primi a intuire la potenzialità e l’adattabilità del vitigno alla situazione pedoclimatica valtellinese.
Un vino di grande qualità quello valtellinese. Il risultato della combinazione di più fattori. L’esposizione a sud di tutti i vigneti e la forte pendenza degli stessi, che determinano un’insolazione del tutto straordinaria. Le forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, tipiche degli autunni secchi e soleggiati, che permettono di avere grappoli più sani e vini più aromatici. I terreni leggeri, poco profondi, sciolti, mai umidi e soprattutto con produzioni per ettaro contenute. L’età media dei vigneti che supera i sessant’anni, garanzia di qualità.
Vigneti davvero unici, che necessitano di grande cura e attenzione e di una lavorazione che viene fatta esclusivamente a mano. Una viticoltura di montagna che richiede circa 1.200 ore di lavoro all’anno per ettaro - quattro volte il tempo impiegato nelle viticolture di collina - e una vendemmia che talvolta viene effettuata con l’aiuto dell’elicottero per trasportare l’uva raccolta dai terrazzamenti a valle.
Con oltre nove ettari di vigneto gestiti direttamente e con il prezioso contributo di oltre settanta conferenti di fiducia monitorati dall’agronomo dell’azienda, la Casa Vinicola Aldo Rainoldi produce i vini delle principali denominazioni, corrispondenti alle aree Rosso di Valtellina Doc e Valtellina Superiore Docg. All’interno di quest’ultima denominazione, le sottozone Sassella, Grumello, Inferno e Valgella assicurano le qualità di Chiavennasca più interessanti.